Caravaggio 2025 non è solo una mostra: è un invito a confrontarsi con l’anima inquieta, luminosa e ribelle di uno dei più grandi pittori di sempre. Un viaggio visivo ed emozionale che rimette al centro il potere dell’arte di raccontare la vita in tutta la sua verità.
Non si tratta solo di osservare i quadri, ma di lasciarsi attraversare da loro. Perché Caravaggio non dipingeva per essere ammirato: dipingeva per ferirti, per risvegliarti, per farti vedere.
Entrare a Palazzo Barberini in questi mesi significa varcare una soglia invisibile: non solo quella di un palazzo romano sontuoso, ma quella che separa il nostro sguardo abituato alla superficie dal regno profondo delle ombre e della verità.
Dal 7 marzo al 6 luglio 2025, “Caravaggio 2025” ci invita a intraprendere un viaggio che è prima di tutto uno spostamento interiore.
Caravaggio, l’uomo che sfidò i dogmi della sua epoca, che rifiutò l’idealizzazione per restituire ai santi le mani sporche, ai volti la fatica, ai corpi il peso e la gloria dell’esistenza, torna a parlarci con la voce cruda e luminosa delle sue tele. Una mostra che non è una semplice esposizione: è un incontro.
Un cammino tra luci e abissi
Sono 24 le opere autografe raccolte, scelte come tappe di una sorta di pellegrinaggio.
C’è il “Ragazzo con canestro di frutta”, in cui la bellezza acerba dell’adolescenza si specchia nella dolcezza imperfetta dei frutti, già segnati da lievi imperfezioni.
C’è la tremenda sospensione di “Giuditta e Oloferne”, il momento esatto in cui la lama della verità cala a spezzare l’inganno.
C’è la luce folgorante che investe San Paolo caduto da cavallo, nell’opera che racconta non solo una conversione religiosa, ma la vertigine che si prova ogni volta che qualcosa ci rovescia dentro.
E c’è infine il “Martirio di Sant’Orsola”, l’ultima tela di Caravaggio: un addio sussurrato attraverso la materia pittorica, fragile, viva, insanguinata.
Un’opera che sa di morte, ma anche di tenace resistenza contro l’oscurità.
Tra questi capolavori, brilla una novità emozionante: il “Ritratto di Maffeo Barberini”, attribuito a Caravaggio, esposto al pubblico per la prima volta. Un volto che guarda oltre la tela, forse presago delle ombre e delle luci che avrebbero marchiato Roma nei decenni successivi.

Un’esperienza che ti cambia
La mostra è concepita come un’esperienza immersiva: luci calibrate con precisione teatrale, spazi che si aprono e si richiudono come scene di un dramma.
Non si tratta solo di osservare i quadri, ma di lasciarsi attraversare da loro.
Perché Caravaggio non dipingeva per essere ammirato: dipingeva per ferirti, per risvegliarti, per farti vedere.
Il tempio perfetto per il Caravaggio moderno
Palazzo Barberini non è un semplice contenitore: è parte integrante dell’esperienza.
Tra le sue mura, progettate da Maderno, Borromini e Bernini, si respira l’eco del Barocco nascente, il tempo in cui la fede, la politica e l’arte si fondevano in un’unica, potentissima narrazione visiva.
Camminare nelle sue sale, oggi, significa tornare indietro, ma anche procedere avanti — verso un incontro ancora più necessario, in un’epoca che troppo spesso rifugge la complessità per rifugiarsi nell’apparenza.
Informazioni pratiche
- 📅 7 marzo – 6 luglio 2025
- 🕘 Orari:
Domenica–giovedì: 9:00–20:00
Venerdì e sabato: 9:00–22:00 - 🎟️ Biglietti:
- Intero €18
- Ridotto (18-25 anni) €15
- Gratuito per i minori di 18 anni
- Biglietto integrato €25 (mostra + collezioni Barberini-Corsini)
Prenotazione obbligatoria: barberinicorsini.org